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La Pieve

S. Pietro a Cascia

La pieve di San Pietro a Cascia è uno dei più rilevanti edifici religiosi romanici della campagna toscana. Viene citata per la prima volta in una pergamena del 1040, in cui si parla di una vendita di appezzamenti in territorio "de plebe Sancti Petri sita Cascia".

La pieve attuale non corrisponde a questa citata nella pergamena, si tratta infatti di un edificio precedente ubicato nella stessa area, del quale non sono state ritrovate durante gli interventi di restauro, ma attestato dalle fonti documentarie.

Il cantiere romanico risale alla metà del XII secolo quando la pieve di San Pietro risulta il centro religioso e gestionale del territorio (piviere o plebato) con numerose chiese suffraganee.

La pieve fu eretta lungo la via Cassia, che rappresentò uno dei vettori di diffusione del cristianesimo nella nostra campagna, infatti lungo il suo tracciato si trovano le chiese pievane del Pratomagno, come quelle di Pitiana, Piandiscò, Gropina, San Giustino, San Quirico. Alla via Cassia, tracciata su un percorso di epoca etrusca, si è attribuita la derivazione del toponimo Cascia, ma è molto più probabile che questo vada collegato al nome Cassius, cioè a un proprietario di poderi o fondi agricoli sussistenti in quest’area. Era un uso tipico, in epoca tardo antica, far derivare la toponomastica dai possessori del luogo.

Un documento del 1250 attesta ufficialmente l’ ubicazione della pieve lungo la Cassia citando una vendita in via publica prope plebe Cascie.
Le vie pubbliche erano le vie più importanti, sia a livello regionale che locale. L’attuale via dei Setteponti ripercorre, seppure con variazioni di livello, questo antico tracciato denominato anche via Sancti Petri.

In una bolla papale del 1102 Pasquale II conferma al Vescovo di Fiesole , insieme a molti altri edifici, la pieve di Cascia e il castello chiamato nuovo. Questo Castelnuovo viene nuovamente citato nel 1134 insieme al Castevecchio di pertinenza dei Conti Guidi e ubicato a sud ovest della pieve in una balza tuttora denominata Cascia Vecchia.

Il Castelnuovo, di proprietà ecclesiastica, sarebbe stato costruito agli inizi del XII secolo come fortificazione nell’area contigua alla pieve e avrebbe attratto nella sua orbita la piccola comunità locale, rappresentata dai popoli di San Martino a Pontifogno, San Michele a Caselli e Santa Tea. Per un periodo Cascia avrebbe visto la presenza dei due castelli, ma dopo il 1135 il Castelnuovo non viene più citato nei documenti..

Si può ragionevolmente pensare che la decadenza dell’impianto difensivo del Castelnuovo sia legata alle vicende della sede vescovile di Fiesole, distrutta dai fiorentini nel 1125, che imposero al Vescovo il trasferimento a Firenze.

La funzione difensiva e istituzionale del luogo sarebbe rimasta dunque nelle mani dei Guidi, che non avrebbero potuto rimanere estranei alla imponente ricostruzione della pieve, impossibile per le forze di un singolo pievano o di una piccola comunità.
E’ una ipotesi giustificata dal fatto che proprio alla meta del XII secolo è documentata la costruzione delle pievi ubicate tra Valdarno e Casentino, valli dominate dai Guidi.

Oggi la pieve si presenta nell’impianto romanico che potremmo definire originario. I restauri degli anni ’30 e degli anni ’60 del Novecento hanno eliminato le stratificazioni che ne avevano mutato l’aspetto sia interno che esterno.

Infatti sono stati abbattuti gli edifici che le si erano addossati intorno e cancellato l’aspetto barocco che lo spazio interno aveva assunto nel corso dei secoli con i dieci altari che, oltre a quello maggiore, occupavano le navate.

La pieve si presenta nella sua monumentalità di pietra che campeggia nella piazza. Il portico che la precede è una felice aggiunta del periodo rinascimentale che pare realizzare plasticamente il motivo ornamentale degli archetti presenti sotto il timpano.
La torre campanaria posta a lato svetta per un altezza di 32 metri ed è collegata alla chiesa da un muro edificato nel secolo XV dal pievano Roberto Fochi.
Si è pensato che questa torre avesse un origine molto antica, fosse cioè un gardingo del periodo longobardo (VIII secolo), studi recenti e analisi sulle sue pietre, lavorate a bugnato rustico, ipotizzano invece la sua costruzione allo stesso periodo di quello della pieve.

L’interno è diviso in tre navate che culminano nell’unica abside centrale. Le dodici colonne monolitiche, che ricordano sia le tribù d’Israele che gli Apostoli, hanno capitelli corinzi. La loro sequenza è interrotta dai due pilastri che delimitano la zona del presbiterio. Due capitelli della parte destra, dalla simbologia ancora da decifrare, hanno una decorazione più complessa, uno con un serie di cavalli montati da un cavaliere e da un bambino, l’altro con testine umane, animali e vegetali, che riecheggiano divinità precristiane tutelari delle campagne.
I capitelli di Cascia sono imparentati con quelli della pieve di Vado in Casentino, forse opera degli stessi lapicidi., anche perché vi sono evidenti affinità tra queste due pievi.
Il tetto è a capriate a vista, secondo la tipologia comune romana; la luce entra dalle monofore a doppio strombo della navata centrale collocate sul prolungamento dell’asse verticale delle colonne. Non è una luce omogenea quella della pieve ma piuttosto si presenta in lame luminose che tagliano l’ombra.

La sobrietà di questo interno, privo di decorativismi, ha fatto definire lo stile della pieve di Cascia un “romanico intellettuale”

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